ATTENZIONE! Nel presente articolo ci sono molti giochi di parole, e sono voluti 😉
Chi mi segue sa quanto io tenga alla scoperta delle nostre autenticità che siano essi qualità, valori, o ideali. Il problema a cui non poniamo mai abbastanza attenzione è che spesso non riusciamo a distinguere tra ciò che ci viene inculcato e ciò che invece nasce da una predisposizione d’anima.
La società attuale ha la tendenza a farci sentire inadeguati se non ci conformiamo, così avvengono i due schieramenti : quelli che si adeguano per quieto vivere e quelli che si ribellano e finiscono per ostentare la ribellione, in nessuno dei due casi, però, siamo veramente autentici.
L’autenticità, quella vera, nasce dall’equilibrio di queste due parti, dal coraggio di essere davvero con la possibilità di non essere scelti ad appartenere a nessuna fazione, anzi, è possibile che entrambe le parti, non riconoscendo da quale parte stiamo, ci reputino appartenere all’altro gruppo.
Per molti, tuttavia, è più semplice scegliere di stare da una parte o dall’altra, per non rischiare di sentirsi inadueguati.
Ma da dove nasce questa sensazione di inadeguatezza?
Spesso non ha un volto preciso, ma porta con sé anni di confronti, di modelli ideali imposti dall’esterno, di sguardi mancati o giudicanti, di aspettative troppo alte – a volte degli altri, a volte nostre. È come se, crescendo, avessimo interiorizzato una regola invisibile:
“devi essere diverso da come sei, per essere amato davvero”.
E allora ci adattiamo. Cerchiamo di piacere. Rincorriamo traguardi. Indossiamo maschere. Ma dentro qualcosa continua a bruciare.
La verità è che l’inadeguatezza non nasce da un nostro reale difetto, ma da un tradimento: quando smettiamo di ascoltarci per cercare approvazione. Ogni volta che ci giudichiamo, che ci obblighiamo a essere altro da noi, è come se perdessimo un pezzetto della nostra verità. E alla fine pensiamo di essere davvero ciò che ci hanno fatto credere di essere.
Eppure proprio quel senso di inadeguatezza può diventare un portale per la nostra autenticità. Può insegnarci qualcosa. Può condurci alla radice di ciò che siamo davvero, se abbiamo il coraggio di fermarci e ascoltarlo.
Non per combatterlo, non per scacciarlo. Ma per accoglierlo, come si fa con una parte fragile della nostra interiorità. Solo così possiamo trasformarlo.
C’è una parte di noi che spinge per essere rimesso alla luce, ma scegliere di seguire questa strada significa rischiare di “non appartenere a nessun gruppo”, e si sa che l’essere umano necessita di sentirsi appartenere a qualcosa, per sentirsi amati.
Allora mi rivolgo soprattutto a chi, in questo momento, si è un po’ perso tra ciò che pensa di essere, e ciò che vorrebbe essere, ma non ha il coraggio di essere.
Non agitarti, fai parte di un gruppo in via di estinzione. Sei un essere umano ancora in grado di sentire, di evolvere, di utilizzare il proprio diritto di pensiero. Hai ancora il senso critico attivo e saresti in grado di essere autonomo e potente. Non buttare via questa opportunità amalgamandoti alla massa.
Abbiamo bisogno di gente consapevole, che sa vedere, osservare e ragionare con la propria testa. Che non gli interessa apparire, o avere, ma Essere. Sei un essere prezioso, che può fare la differenza.
Sei un’Anima non ancora perduta in questa jungla, non fagocitata dal mainstream che si nutre di Belle Anime per diventare ancora più arrogante e bullizzare chi non si è uniformato.
Come sopravvivere?
- Aumenta la tua potenza;
- allena il tuo Essere a essere ciò che veramente è : un Essere unico e irripetibile;
- allena il tuo senso critico chiedendoti spesso “perchè?”;
- allenati a scegliere da solo/a;
- valuta con la tua testa;
- osserva tanto.
- Accorgiti.
- Non avere paura.
Testo a cura di Serena Tracchi
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