Qualche giorno fa, sono intervenuta in una discussione tra amici. Il tema scottante era il poterci salvare, salvare gli altri e uscire insieme da questo mondo definito come una prigione.
Il tutto contornato dalle teorie sul fatto che questi giorni di tribolazione siano stati o meno già scritti ai posteri, e che quindi dovremmo subire o meno questo tempo.
Mi ha fatto riflettere molto, e condivido con i miei lettori le mie riflessioni, sperando siano di ispirazione ad altre visioni rispetto la mia e aprire il confronto costruttivo che ci permetterà di agire al meglio per ognuno di noi.
La prima cosa che salta evidente è che se è già scritto tutto, allora non occorre fare niente.
Se invece abbiamo la possibilità di evadere, allora la storia non è scritta e la possiamo scrivere noi, trovando modo di uscire da questa visione distopica.
Partendo da questi presupposti, è anche evidente quanto noi siamo manipolabili. Non so se siamo “nati” così come specie oppure è stato un allenamento alla schiavitù che ci ha condotto ad essere così alterati, ritengo che, comunque, la manipolazione più pericolosa sia quando ci vogliono fare credere di non avere il potere di cambiare le cose. In questo modo dobbiamo solo dipendere dagli eventi senza superare gli orizzonti. Possiamo lamentarci, ma senza via di uscita.
E ho notato che chi è manipolato perde coerenza dei propri pensieri, i ragionamenti diventano distorti e contradditori e soprattutto manca la cognizione della realtà e del distaccato discernimento.
Se davvero siamo chiusi in una prigione, credo fortemente che si possa evadere solo e nello stesso modo in cui siamo entrati. Quindi prima occorre comprendere l’entrata, ma quando la capisci, sai che finché si è qui non si può fuggire, ma si può imparare a riconoscere quelli che potrebbero essere i padroni e perlomeno si può imparare a non esserne così schiavi e utilizzarli a nostro vantaggio, il più possibile.
“Dai a Cesare quel che è di Cesare [cit.]”
Il peggio è quando ci fanno diventare schiavi di noi stessi, quindi ci incateniamo da soli, ci chiudiamo le sbarre a chiave e la buttiamo via.
E noi, per come siamo fatti, siamo perfetti per diventare così.
Quindi cosa fare? Questa prospettiva non è così rosea e si fa fatica a digerire.
L’unico modo è prendere consapevolezza di sé stessi e attivare il nostro potere personale. (ribadisco per i nuovi lettori che ciò di cui parlo non ha niente a che fare con il potere egoico, ma con quella scintilla divina che ognuno di noi possiede e che accende la Potenza dell’essere umano).
La consapevolezza si acquisisce, non si può insegnare, e l’ispirazione alla strada da percorrere la si può trovare solo osservando e ascoltando chi è sopra a queste dinamiche di potere (esseri di grande potenza spirituale ).
Anche Gesù ci ha provato… ma guarda poi che è successo in suo nome. Tuttavia le sue parole (quelle della divinità che era in lui) sono a disposizione per chi le sa ascoltare e quindi comprendere.
Ma nessuno può farlo per qualcun altro.
Lo possiamo fare da soli, chiusi nelle nostre stanze, in connessione al nostro cuore. (Non mi stancherò mai di dirlo) .
Quello che voglio dire è che bisogna andare alle origini dei pensieri. Non è sano fermarsi in superficie e accettare ciò che viene “tradotto e interpretato” da persone che hanno solo imparato a memoria un insegnamento e non sanno mettere in pratica.
(Andreste da una parrucchiera con i capelli sempre sporchi? Andreste in un ristorante di un cuoco che vedete sempre mangiare nei fast food o robe confezionate? Andreste da un guru che di fronte a voi parla d’amore e spiritualità e fuori lo vedete maltrattare una persona o un animale?)
Essere coscienti infatti del proprio Potere Personale e delle proprie Qualità Autentiche, ci permette di condividere ciò di cui siamo veramente in possesso naturalmente, sena dover scimiottare qualcun altro, perdendo di credibilità.
Perché, infine, quello che si può condividere è solo l’esperienza vissuta che attraverso la saggezza diviene portale di consapevolezza per chi è pronto a varcarlo. Ma in quell’atto di attraversamento, dobbiamo essere soli. (in tutti i sensi, soli come l’astro, soli come stato d’anima)
Se siamo qui per punizione, volontà, atto creativo, prove di evoluzione, … non mi / ci è dato saperlo, ma ci siamo, siamo qui…
…e forse pensiamo troppo e amiamo troppo poco.
Se amassimo di più, parleremo meno.
L’amore va vissuto e non raccontato.
L’amore va vissuto e non insegnato. L’amore va vissuto e non liberato.
FINE PRIMA PARTE.
Immagine di copertina : Foto di M P da Pixabay
Testo a cura di Serena Tracchi
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